mercoledì 24 luglio 2013

Aspettando Joyland, Stephen King

Col sonno ho, da sempre, un rapporto tumultuoso. Difficoltà a cadere addormentata, occhi a palla nel cuore della notte, risvegli che anticipano la sveglia di decine e decine di minuti…
Non è difficile capire quindi perché mamma abbia cercato di tenermi lontana da Stephen King, cosa avrebbe combinato nella mia suggestionabile mente di novenne insonne il "re del terrore"? Ogni romanzo del Nostro, letto prima dei 12-13 anni, è stato quindi un permesso strappato coi denti o un piacere nascosto sotto le coperte, per non parlare di quando mi misi in testa di leggere il gioco di gerald e mi rifugiai in garage col mio librino dalla copertina mistificata (non l'ho mai finito, scoppiata alla grande e requisito in men che non si dica). Alla luce di tutto questo io a SK ho voluto davvero un gran bene, senza contare che "Shining", "L'ombra dello scorpione", "Quattro dopo mezzanotte" e "Il miglio verde" mi piacquero tantissimo (l'ultimo in particolare credo entri abbastanza alto nella classifica dei libri più riletti della mia vita). Più grandicella ho letto altre cose, tutt'altro che memorabili, finché, con l'Acchiappasogni (di cui ricordo solo l'omino morto per colpa degli stuzzicadenti, una perla, davvero) ho abbandonato Stephen al suo lucroso destino e me ne sono infischiata altamente di tutto quello che lo riguardava. Mai, e dico mai, però, abbassare la guardia, specie nei confronti di quei recensori anobiani che riescono, col solo potere dell'imposizione dei loro pensieri nella mia bacheca, a farmi tornare indietro di propositi decennali. Così, leggendo il commento di Daniele (il solito stucchevole) a Joyland, immergendomi nella sua nostalgia e crogiolandomi preventivamente in quella che mi afferrerebbe calandomi di nuovo nelle pagine di Stephen non ho potuto resistere. Da ieri, quindi, sono la felice posseditrice (volevo dire possidente, ma poi mi sentirei una latifondista, mentre di mio non ho nemmeno un mattone) dell'ultimo romanzo di SK, Joyland, di cui pregusto la futura lettura, che comincerà non appena avrò finito NW (Zadie, ohiohi, io e te, a pagina 60, abbiamo ancora un feeling piuttosto rarefatto, e pensare che sono anni che ti ronzo intorno, dimmi che il mio ronzare non è stato inutile). Ho quasi paura. È il piacere delle letture preadolescenziali che ricerco, nientepopodimenoche, è il brivido della fantasia kinghiana, la tensione di Shining, il respiro sospeso di tre su quattro dei racconti dopo mezzanotte (che angoscia mi metteva la bibliotecaria? Il secondo invece non mi piaceva per nulla) e la mente incredibile che ha partorito la trama del Miglio Verde.
Alcuni libri riescono nella magia di riportarti indietro nel tempo, chissà come si comporterà questo, probabilmente le mie aspettative sono troppo alte, però, nel frattempo, Leo docet, è bello gustarsi l'attesa del momento in cui mi dedicherò proprio a lui. Aspettami Stephen!

martedì 23 luglio 2013

Storia di un corpo

Questo librino il Pennac dei Malaussène avrebbe potuto scriverlo (e probabilmente l'ha fatto) nelle pause pubblicitarie del suo programma serale preferito. Avrebbe potuto scriverlo mentre compilava la dichiarazione dei redditi o mentre la moglie si truccava e lui la aspettava per uscire. Questo libro è l'ombra sbiadita di Pennac, è, come ammonisce severo anobii mentre clicco il voto, deludente, quindi gli do due stelline. Questo non vuol dire che anche da questo diario non si intuisca che Pennac, quando vuole (o quando può, non ho letto impunemente Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi, ora, quando do meno di tre stelline, non solo mi sento in colpa perché io non saprei scrivere nulla e quindi mi sembra di non aver il diritto di sentenziare, anche se poi è lo stesso Pennac ad avermelo garantito, ma anche perché magari il povero scrittore si è [metaforicamente o no] fustigato le palle per far uscire dalla penna, riga dopo riga, il suo romanzo), è proprio bravo e agile di testa. L'attenzione ai particolari, i percorsi diversi che fa fare ai pensieri dei suoi personaggi, tutto questo è abbozzato anche qui, ma, appunto, è abbozzato. Uffa. Magari potrei rileggermi la saga, e rendere quest'estate, oltre che lansdaliana, anche malausseniana (dando origine a un mostro, insomma potrei sbatacchiare gli incauti molestatori sul cofano e in seguito asportarmi la milza spappolata in perfetta autonomia sul medesimo cofano [perché il primo cazzotto, ahime ahinoi, non me l'aspettavo e me lo sono preso bene bene]).